31 luglio 2010

01 AGOSTO 2010
X Domenica di S. Matteo – Processione con i preziosi legni della croce preziosa e vivificante – Ss. 7 martiri Maccabei – S. Eleazaro – S. Solomone

TROPARI

Della Domenica: Tu lìthu sfraghisthèndos ipò tòn Iudhèon ke stratiotòn filassònton tòn achrandòn su sòma, anèstis triìmeros, Sotìr, dhorùmenos to kosmo tin zoìn; dhià tùto e dhinàmis tòn uranòn evòon si, Zoodhòta: Dhòxa ti anastàsi su, Christè; dhòxa ti vasilìa su; dhòxa tì ikonomìa su, mòne filànthrope.

Della Croce: Sòson, Kìrie, ton laòn su ke evlòghison tin klironomìan su; nìkas tis ierèvsi katà varvàron dhorùmenos, ke to son filàtton dhià tu Stavrù su polìtevma.

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: Tin en presvìes akìmiton Theotòkon ke prostasìes ametàtheton elpìdha, tàfos ke nèkrosis uk ekràtisen; os gar zoìs Mitèra pros tin zoìn metèstisen o mìtran ikìsas aipàrthenon.

EPISTOLA (1Cor. 4,9-16)

Fratelli, ritengo che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo. Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori!

VANGELO (Mt. 17,14-23)

In quel tempo si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi in ginocchio, gli disse: “Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell’acqua; l’ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo”. E Gesù rispose: “O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui”. E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio usci da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito. Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: “Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?”. Ed egli rispose: “Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile. Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno”. Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà”.

Commento al Vangelo:
I discepoli non riescono a liberare un uomo dal demonio per la loro “poca fede”. Essi, infatti, non hanno poteri personali, possono solamente far loro la potenza del Signore, e per questo occorre la fede. Ma non ne serve molta, ne basta poca purché autentica: è sufficiente averne quanto un granellino di senape per spostare anche le montagne.
Sembra una contraddizione: Gesù rimprovera i discepoli per la loro poca fede e poi dice che ne basta poca. Nel linguaggio evangelico “poca fede” non designa la quantità ma la qualità: la poca fede di chi non si fida dell’amore del Padre e cerca sicurezza nell’accumulo dei beni. La poca fede dei discepoli che sul mare in tempesta dubitano della potenza di Gesù, o ancora la poca fede di Pietro che uscito dalla barca, esita e si impaurisce. In tutti questi casi si tratta di una fede esitante, contraddittoria, dubbiosa.
Il tratto più caratteristico è lo sforzo di Gesù di concentrare l’attenzione dei discepoli sulla croce. Qui ne parla per la seconda volta, ribadendo gli stessi concetti della prima. Ma attorno a questo tema centrale, che fa da filo conduttore, ruotano altri insegnamenti più particolari, quasi tutti rivolti ai discepoli. Qui ne troviamo due: il primo è la necessità della fede; e l’altro un invito a non scandalizzare inutilmente.

11a SETTIMANA DI SAN MATTEO

2 – L – Traslazione delle reliquie del santo protomartire e arcidiacono Stefano
Atti 6,8-7,5a.47-60 Mt. 21,33-42

3 – M – Ss. Isacco, Dalmato e Fausto
2Cor. 2,14-3,3 Mt. 23,23-28

4 – M – Ss. 7 fanciulli di Efeso – S. Eudocia martire
2Cor. 3,4-11 Mt. 23,29-39

5 – G – S. Eusignio martire
1Pt. 1,1-2,10 Mt. 24,13-28

6 – V – COMMEMORAZIONE DELLA SANTA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE E SALVATORE NOSTRO GESU’ CRISTO
2Pt. 1,10-19 Mt. 17,1-9

7 – S – S. Domezio martire
1Cor. 1,3-9 Mt. 19,3-12

30 luglio 2010

LETTERA DEL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

A Sua Em. Rev.ma Mons. Tarcisio Card. Bertone
Segretario di Stato
00120 Città del Vaticano

A Sua Em. Mons. Leonardo Card. Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali
00120 Città del Vaticano

A Sua Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Pio Tamburrino
Arcivescovo Metropolita di Foggia
e Delegato Pontificio per l’Eparchia di Piana degli Albanesi
Via Oberdan 13
71121 Foggia

A Sua Ecc. Rev.ma Mons. Sotir Ferrara
Eparca di Piana degli Albanesi
Piazza San Nicola 1
90037 Piana degli Albanesi (PA)

A Mons. Maurizio Malvestiti
Sotto-Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali
00120 Città del Vaticano

E p.c. Al Parroco Papàs Sepa Borzì
Parrocchia Maria SS. Assunta
Piazza Umberto I 49
90030 Palazzo Adriano (PA)


Eminenze ed Eccellenze Rev.me,
con profonda amarezza e rabbia apprendiamo la decisione del Delegato Pontificio Mons. Francesco Pio Tamburrino, circa il trasferimento del nostro Arciprete, Papàs Sepa Borzì dalla Parrocchia Greca di Palazzo Adriano a quella di Contessa Entellina. Ci chiediamo allora quale sia il motivo di questo trasferimento. È proprio questo il problema… non riusciamo a trovare una risposta giustificante tale scelta “folle e ingiusta”, anche perché secondo il dettato del Diritto Canonico un Parroco può essere trasferito o rimosso per gravi motivi pastorali o per motivi scandalosi, cosa che non risulta nell’operato e nell’agire di Papàs Sepa. La sua venuta nella nostra comunità viene vista e giudicata agli occhi di tutti come un segno di rinascita e di rinnovamento sia spirituale che materiale. Da subito (stiamo parlando dal 01 Settembre 2004) il Papàs si è impegnato a dare una nuova impronta alla Parrocchia, inserendosi attivamente e collaborando con dedizione a ricostruire quel rapporto interrottosi anni prima con i fedeli e con le varie realtà associative presenti nella Comunità. Dal punto di vista pastorale l’Arciprete ha prima ripristinato la celebrazione della Divina Liturgia nell’ora vespertina, venendo incontro alle esigenze dei fedeli, permettendo nello stesso tempo una maggiore e attiva partecipazione degli stessi alle ufficiature liturgiche.
Poi, grazie alla ristrutturazione della Chiesa di San Giovanni Battista ha introdotto la liturgia domenicale nella medesima Chiesa dando possibilità alle persone anziane dell’intero quartiere, impossibilitate a raggiungere la Chiesa Madre, di soddisfare il precetto festivo.
Sempre disponibile e pronto in qualsiasi circostanza ad ascoltare le problematiche dei fedeli che si rivolgono a lui come Padre Spirituale, trova sempre parole di conforto e di speranza ad ogni esigenza, visitando settimanalmente le persone inferme, anelanti di ricevere la Santa Eucarestia, portando, in silenzio e riservatezza, aiuti materiali ed economici a quelle persone bisognose, mettendo in atto le opere di misericordia.
Sempre sotto il profilo pastorale, Papàs Sepa si adopera alla formazione culturale e spirituale dei giovani della Parrocchia arrivando così alla nascita dell’Oratorio, luogo di incontro e punto di aggregazione dei bambini, dei giovani palazzesi e delle varie Confraternite operanti attivamente nella Parrocchia.
Parallelamente al rinnovamento spirituale nasce il rinnovamento strutturale, iniziando nel febbraio del 2005 col rinnovo dell’impianto fonico ed elettrico e la tinteggiatura della Chiesa. Papàs Sepa riesce ad attirare fiducia e stima dei fedeli, i quali partecipano economicamente, manualmente ed idealmente alla realizzazione delle cappelle delle navate laterali e delle Iconi delle feste despotiche e teomitoriche.
Riguardo alla cura strutturale va menzionata la realizzazione dell’Iconostasi e la decorazione del baldacchino sovrastante l’altare. Grande impegno e sacrificio economico lo inducono ad iniziare i lavori al Santuario della Madonna delle Grazie, mèta di pellegrinaggio anche dei comuni limitrofi, chiuso nel 2002 per carenze strutturali. Non trovando risposta alle sue richieste dall’Eparca e dall’Eparchia stessa, supportato dall’entusiasmo e dalla fede dei fedeli palazzesi verso quel Santo Luogo e dal contributo economico degli stessi, ha acceso un mutuo di circa € 200.000,00 non ricevendo nessun contributo da parte dell’Eparchia visto che i fondi destinati all’edilizia di culto sono stati dirottati al pagamento di un mutuo per la ricostruzione del Seminario di Palermo, oggi adibito a scuola e affittato alla Provincia Regionale di Palermo. E qui nasce un altro interrogativo: “era necessario ricostruire il Seminario vedendo la grave situazione in cui versano le nostre chiese?”.
La notizia fulminante del trasferimento del nostro Parroco fa perdere la fede e la fiducia dei fedeli verso le gerarchie ecclesiali che al posto di far prosperare la vigna del Signore cercano a tutti i costi di potarla.
Con questa lettera vogliamo essere vicini al nostro amato Parroco, capace di essere un buon padre Spirituale nonché un uomo coraggioso e allo stesso tempo umile e innamorato delle tradizioni secolari gelosamente conservate, in questo periodo di sofferenza e di tribolazione per lui e per l’intera comunità ecclesiale palazzese.
Con la speranza che queste parole penetrino profondamente nei Vostri cuori, Vi chiediamo, umilmente e con profonda stima, che il nostro Parroco continui ancora a lavorare nella mistica vigna di Palazzo Adriano che il Signore gli ha affidato, facendola prosperare ancora per molti anni, is pollà éti, ad multos annos.

Palazzo Adriano, 29/07/2010

I laici del Consiglio Pastorale Parrocchiale

17 luglio 2010

18 LUGLIO 2010
Domenica dei Ss. Padri del IV Concilio Ecumenico in Calcedonia, e dei Ss. Padri del I Concilio Ecumenico in Nicea, del II in Costantinopoli, del III in Efeso, del V e del VI in Costantinopoli – S. Emiliano martire

Sono commemorati i Ss. Padri che presero parte ai primi sei grandi Concili Ecumenici, cioè: il Concilio di Nicea (325), dove si proclamò contro Ario la divinità del Verbo; di Costantinopoli I (381), che, contro i Macedoniani, definì la divinità dello Spirito Santo; di Efeso (431) che condannò Nestorio impugnatore della divina Maternità della Vergine; di Calcedonia (451), che contro Eutiche sancì la duplice natura di Cristo; di Costantinopoli II (553), detto dei Tre capitoli; di Costantinopoli III (680) tenuto contro i Monoteliti.

TROPARI

Della Domenica: Katèlisas to Stavrò su ton thànaton; inèoxas to listì ton Paràdhison; ton Mirofòron ton thrìnon metèvales, ke ti sis Apostòlis kirìttin epètaxas: òti anèstis, Christè o Theòs, parèchon to kòsmo to mèga èleos.

Dei Ss. Padri: Iperdhedhoxasmènos i, Christè o Theòs imòn, o fostìras epi ghis tus Patèras imòn themeliòsas, ke dhi’aftòn pros tin alithinìn pìstin pàndas imàs odhighìsas, polièvsplaghne, dhòxa si.

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: Tin en presvìes akìmiton Theotòkon ke prostasìes ametàtheton elpìdha, tàfos ke nèkrosis uk ekràtisen; os gar zoìs Mitèra pros tin zoìn metèstisen o mìtran ikìsas aipàrthenon.

EPISTOLA (Tito 3,8-15)

Diletto figlio Tito, questa parola è degna di fede e perciò voglio che tu insista in queste cose, perché coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone. Ciò è bello e utile per gli uomini. Guardati invece dalle questioni sciocche, dalle genealogie, dalle questioni e dalle contese intorno alla legge, perché sono cose inutili e vane. Dopo una o due ammonizioni sta’ lontano da chi è fazioso, ben sapendo che è gente fuori strada e che continua a peccare condannandosi da se stessa. Quando ti avrò mandato Àrtema o Tìchico, cerca di venire subito da me a Nicòpoli, perché ho deciso di passare l’inverno colà. Provvedi al viaggio di Zena, il giureconsulto, e di Apollo, che non manchi loro nulla. Imparino così anche i nostri a distinguersi nelle opere di bene riguardo ai bisogni urgenti, per non vivere una vita inutile. Ti salutano tutti coloro che sono con me. Saluta quelli che ci amano nella fede. La grazia sia con tutti voi!

VANGELO (Mt. 5,14-19)

Disse il Signore ai suoi discepoli: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli”.

9a SETTIMANA DI SAN MATTEO

19 – L – S. Macrina, sorella di Basilio il grande – S. Dios
Ef. 5,8b-19 Mt. 25,1-13

20 – M – S. Elia il tisbita, profeta
Giac. 5,10-20 Lc. 4,22-30

21 – M – Ss. Giovanni e Simeone, il folle per Cristo
1Cor. 13,4-14,5 Mt. 20,1-16

22 – G – S. Maria Maddalena miròfora, pari agli apostoli
1Cor. 9,2-12 Lc. 8,1-3

23 – V – Traslazione delle reliquie di S. Foca ieromartire – S. Ezechiele profeta – Ss. Trofimo, Teofilo e compagni martiri
1Cor. 14,26-40 Mt. 21,12-14.17-20

24 – S – S. Cristina megalomartire
2Tes. 2,13-3,5 Gv. 15,17-16,2

10 luglio 2010

11 LUGLIO 2010
VII Domenica di S. Matteo – S. Eufemia megalomartire, degna di ogni lode

TROPARI

Della Domenica: Anghelikè Dhinàmis epì to mnìma su, ke i filàssondes apenekròtisan; ke ìstato Marìa en to tàfo zitùsa to àchrandòn su sòma. Eskìlefsas ton Adhin mi pirasthìs ip’aftù, ipìndisas ti Parthèno, dhorùmenos tin zoìn. O anastàs ek ton nekròn, Kìrie, dhòxa si.

Della Santa: I amnàs su, Iisù, kràzi megàli ti fonì. Se, ninfìe mu, pothò, ke se zitùsa athlò, ke sistavrùme ke sinthàptome to vaptismò su; ke pàscho dhià se, os vasilèvso sin si, ke thnìsko ipèr su, ìna ke zìso en si; all’òs thisìan àmomon prosdèchu tin metà pòthu tithìsan si. Aftìs presvìes, os eleìmon, sòson tas psichàs imòn.

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: Tin en presvìes akìmiton Theotòkon ke prostasìes ametàtheton elpìdha, tàfos ke nèkrosis uk ekràtisen; os gar zoìs Mitèra pros tin zoìn metèstisen o mìtran ikìsas aipàrthenon.

EPISTOLA (2Cor. 6,1-10)

Fratelli, poiché noi siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero; con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte; afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!

VANGELO (Mt. 9,27-35)

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi”. Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: “Credete voi che io possa fare questo?”. Gli risposero: “Si, o Signore!”. Allora toccò loro gli occhi e disse: “Sia fatto a voi secondo la vostra fede”. E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: “Badate che nessuno lo sappia!”. Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione. Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: “Non si è mai vista una cosa simile in Israele!”. Ma i farisei dicevano: “Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni”. Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando l’evangelo del regno e curando ogni malattia e infermità nel popolo.

Commento al Vangelo:
I miracoli sono sempre legati alla fede, ma non è la fede dell’uomo che guarisce, ma la potenza di Dio. È la parola di Cristo che guarisce e la fede è la condizione perché Dio operi i miracoli. Perché avere fede significa, in sostanza, confessare la propria impotenza e proclamare nel contempo la propria fiducia nella potenza di Dio. Fede è rifiuto di contare su se stessi per contare unicamente su Dio. Il grido degli ammalati che invocano il Cristo esprime sempre questo duplice atteggiamento. L’evangelista tiene a precisare un’altra cosa, e cioè che i miracoli di Gesù ottengono insieme l’assenso e il dissenso. Suscitano l’entusiasmo delle folle: “Non si è mai visto nulla di simile in Israele” . Ma anche la netta opposizione dei farisei: “Egli scaccia i demoni per opera del principe dei demoni”.

8a SETTIMANA DI SAN MATTEO

12 – L – Ss. Proclo e Ilario, martiri
1Cor. 9,13-18 Mt. 16,1-6

13 – M – Sinassi dell’arcangelo Gabriele – S. Stefano il sabaita, taumaturgo
Eb. 2,2-10 Lc. 10,16-21

14 – M – S. Aquila apostolo – S. Giuseppe il confessore, arcivescovo di Tessalonica
1Cor. 10,12-22 Mt. 16,20-24

15 – G – Ss. Quirico e Giulitta, martiri
1Cor. 10,28-11,8 Mt. 16,24-28

16 – V – Ss. Atenogene ieromartire e i suoi 10 discepoli
1Cor. 11,8-23a Mt. 17,10-18

17 – S – S. Marina megalomartire
Gal. 3,23-4,5 Mc. 5,24-34

3 luglio 2010

04 LUGLIO 2010
VI Domenica di S. Matteo – S. Andrea di Creta, il gerosolimitano


TROPARI

Della Domenica: Ton sinànarchon Lògon Patrì ke Pnèvmati, ton ek Parthènu techthènda is sotirìan imon, animnìsomen pistì ke proskinìsomen; òti ivdhòkise sarkì, anelthìn en to stavrò, ke thànaton ipomìne, ke eghìre tus tethneòtas, en ti endhòxo Anastàsi aftù.

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: Tin en presvìes akìmiton Theotòkon ke prostasìes ametàtheton elpìdha, tàfos ke nèkrosis uk ekràtisen; os gar zoìs Mitèra pros tin zoìn metèstisen o mìtran ikìsas aipàrthenon.

EPISTOLA (Rom. 12,6-14)

Fratelli, abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi l’insegnamento, all’insegnamento; chi l’esortazione, all’esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi per l’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite.

VANGELO (Mt. 9,1-8)

In quel tempo Gesù, salito su una barca, passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: “Costui bestemmia”. Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: “Perché mai pensate cose malvage nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va’ a casa tua”. Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

7a SETTIMANA DI SAN MATTEO

5 – L – S. Atanasio del monte Athos, teoforo – S. Lampado il taumaturgo – S. Marta, madre di S. Simeone il taumaturgo
Gal. 5,22-6,2 Mt. 11,27-30

6 – M – S. Sisoe il grande
1Cor. 6,20-7,12 Mt. 14,1-13

7 – M – Ss. Tommaso del Monte Maleo e Acacio della Scala – S. Ciriaca megalomartire
Gal. 3,23-4,5 Mc. 5,24-34

8 – G – S. Procopio megalomartire
1Tim. 4,9-15 Lc. 6,17b-19.9,1-2.10,16-21

9 – V – S. Pancrazio ieromartire, vescovo di Taormina
1Cor. 7,35-8,7 Mt. 15,29-31

10 – S – Ss. 45 martiri di Nicopoli in Armenia
Rom. 12,1-3 Mt. 10,37-11,1

Commento al Vangelo:
All’episodio della liberazione degli indemoniati Gadareni, segue il miracolo della guarigione del paralitico. A differenza di Marco, Matteo è scarno di particolari, a lui interessa il solo significato religioso e al centro dell’episodio la sola cosa che conta è la fede. L’apparizione dell’ammalato e la sua fede evidente determinano non una guarigione ma una dichiarazione di perdono dei peccati, il che non era la reazione attesa. E tuttavia è in perfetta armonia con il concetto evangelico del miracolo. Se Matteo è sbrigativo sui particolari, non lo è però sul tema della fede, che anzi sottolinea più di Marco: è sempre e solo la fede che conta, ecco l’insegnamento. È anche interessante la finale del racconto: per l’evangelista la meraviglia della folla non è – come per Marco e Luca – suscitata dal prodigio compiuto, ma sorge perché tale potere – quello di rimettere i peccati – è stato dato agli uomini. È la meraviglia dei credenti di fronte a una Chiesa, di fronte a una comunità fatta di uomini, che tuttavia ha il potere di rendere contemporanea l’azione misericordiosa di Dio.