15 maggio 2010

16 MAGGIO 2010
DOMENICA SETTIMA DOPO PASQUA – DEI SANTI PADRI DEL I CONCILIO DI NICEA

PRIMA ANTIFONA

Pànda ta èthni, krotìsate chìras; alalàxate to Theò imòn en fonì agalliàseos.

SECONDA ANTIFONA

Mègas Kìrios, ke enetòs sfòdhra en pòli tu Theù imòn, en òri aghìo aftù.

Sòson imàs, Iiè Theù, o en dhòxi analifthìs af’imòn is tus uranùs, psàllondàs si: Allilùia.

TERZA ANTIFONA

Akùsate tàfta, pànda ta èthni; enotìsasthe, pàndes ikatikùndes tin ikumènin.

Anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, charopiìsas tus mathitàs ti epanghelìa tu Aghìu Pnèvmatos, veveothèndon aftòn dhià tis evloghìas, òti si i o Iiòs tu Theù, o Litrotìs tu kòsmu.

ISODHIKON

Anèvi o Theòs en alalagmò, Kìrios en fonì sàlpingos.

Sòson imàs, Iiè Theù, o en dhòxi analifthìs af’imòn is tus uranùs, psàllondàs si: Allilùia.

TROPARI

Della Domenica: Anghelikè Dhinàmis epì to mnìma su, ke i filàssondes apenekròtisan; ke ìstato Marìa en to tàfo zitùsa to àchrandòn su sòma. Eskìlefsas ton Adhin mi pirasthìs ip’aftù, ipìndisas ti Parthèno, dhorùmenos tin zoìn. O anastàs ek ton nekròn, Kìrie, dhòxa si.

Della festa: Anelìfthis en dhòxi…

Dei Ss. Padri: Iperdhedhoxasmènos i, Christè o Theòs imòn, o fostìras epi ghis tus Patèras imòn themeliòsas, ke dhi’aftòn pros tin alithinìn pìstin pàndas imàs odhighìsas, polièvsplaghne, dhòxa si.

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: Tin ipèr imòn pliròsas ikonomìan, ke ta epì ghis enòsas tis uranìis, anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, udhamòthen chorizòmenos, allà menòn adhiàstatos, ke voòn tis agapòsi se; egò imì meth’imòn, ke udhìs kath’imòn.

EPISTOLA (Atti 20,16-18.28-36)

In quei giorni, Paolo aveva deciso di passare al largo di Èfeso per evitare di subire ritardi nella provincia d’Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della Pentecoste. Da Mileto mandò a chiamare subito ad Èfeso gli anziani della Chiesa. Quando essi giunsero disse loro: “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi. Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santificati. Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!”. Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò.

VANGELO (Gv. 17,1-13)

In quel tempo così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo disse: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia”.

MEGALINARIO

Se tin ipèr nun ke lògon mitèra Theù tin en chròno ton àchronon afràstos kiìsasan i pìsti omofrònos megalìnomen.

KINONIKON

Anèvi o Theòs en alalagmò, Kìrios en fonì sàlpingos. Allilùia.

Al posto di “Idhomen to fòs…” e “Ii to ònoma…” si canta:

Anelìfthis en dhòxi…

APOLISIS

O anastàs ek nekròn ke en dhòxi analifthìs af’imòn is tus uranùs, ke en dhexià kathìsas tu Theù ke Patròs…

Commento al Vangelo:
Questa parte è definita preghiera “sacerdotale” dalla tradizione, perché Gesù sembra intercedere presso il Padre come un grande sacerdote che si offre come vittima in favore di quelli che Dio gli ha affidato, ma anche perché oggetto della sua preghiera sono i discepoli “consacrati” dalla sua parola.
Si nota subito in questa preghiera di Gesù il verbo “glorificare”: Gesù va incontro all’“ora” per eccellenza (cioè alla croce) che conclude la sua vita terrena, non per approdare alla morte, ma per superarla e accedere alla luce della divinità e dell’eternità. Quindi questa “ora” giunge per la “gloria”, e il Figlio ha glorificato il Padre su questa terra facendo conoscere il suo nome agli uomini attraverso le sue parole e le sue azioni. Il Padre, a sua volta, con la risurrezione glorificherà Gesù con il suo ritorno a quella gloria che egli possedeva fin da tutta l’eternità nel suo stato di pre-incarnazione. Colui che accoglie questa gloria di Dio presente in Gesù crocifisso riceve la vita eterna, vale a dire entra nell’intimità (nella “conoscenza”) del vero Dio e di suo Figlio Gesù Cristo.

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