25 febbraio 2012

26 FEBBRAIO 2012
I Domenica di Quaresima detta dell’Ortodossia
S. Porfirio, vescovo di Gaza


PRIMA ANTIFONA

O Kìrios evasìlevsen, evprèpian enedhìsato, enedhìsato o Kìrios dhìnamin ke periezòsato.

SECONDA ANTIFONA

Exomologhisàsthosan to Kirìo ta elèi aftù, ke ta thavmàsia aftù tis iìs ton anthròpon.

Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psallondàs si: Allilùia.

TERZA ANTIFONA

Enesàtosan aftòn i uranì ke i ghi, thàlassa ke pànda ta èrponda en aftì.

Tin àchrandon ikòna su proskinùmen Agathè, etùmeni sinchòrisin ton ptesmàton imòn, Christè o Theòs, vulìsi gar ivdhòkisas sarkì anelthìn en to stavrò, ìna rìsi us èplasas ek tis dhulìas tu ecthrù, òthen evcharìstos voòmen si: charàs eplìrosas ta pànda, o Sotìr imòn, paraghenòmenos is to sòse ton kòsmon.

TROPARI

Della Domenica: To fedhròn tis anastàseos kìrighma ek tu anghèlu mathùse e tu Kirìu mathìtrie, ke tin progonikìn apòfasin aporrìpsase tis Apostòlis kafchòmene èlegon: Eskìlefte o thànatos, ignèrthi Christòs o Thèos, dhorùmenos to kòsmo to mèga èleos.

Della festa: Tin àchrandon ikòna su…

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: Ti ipermàcho stratigò ta nikitìria, os litrothìsa, ton dhinòn evcharistìria, anagràfo si i pòlis su, Theotòke. All’òs èchusa to kràtos aprosmàchiton, ek pandìon me kindhìnon eleftèroson, ìna kràzo si: Chère, Nimfi anìmfevte.

EPISTOLA (Eb. 11,24-26.32-40)

Fratelli, per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve tempo del peccato. Questo perché stimava l’obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto; guardava infatti alla ricompensa.
E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, i quali per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – di loro il mondo non era degno! –, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.
Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa: Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.

VANGELO (Gv. 1,43-51)

In quel tempo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: “Seguimi”. Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret”. Natanaèle esclamò: “Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”. Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Natanaèle gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”. Gli replicò Natanaèle: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!”. Poi gli disse: “In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”.

MEGALINARIO

Epì si chèri, kecharitomèni, pàsa i ktìsis, anghèlon to sìstima ke anthròpon to ghènos, ighiasmène naè ke paràdhise loghikè, parthenikòn kàvchima, ex is Theòs esarkòthi ke pedhìon ghègonen o pro eònon ipàrchon Thèos imòn. Tin gar sin mìtran thrònon epìise ke tin sin gastèra platitèran uranòn apirgàsato. Epì si chèri, kecharitomèni, pàsa i ktìsis. Dhoxa si.

MEGALINARIO DI SAN BASILIO IL GRANDE

Tòn uranonfàndora tu Christù, mìstin tu Dhèspotu tòn fostìra tòn fainòn tòn ek Kesarìas ke Kappadhòkon chòras, Vasìlion ton mègan, pàndes imnìsomen.

Al posto di “Idhomen to fos…” e di “Ii to ònoma…” si canta:

Tin àchrandon ikòna su…

OPISTHAMVONOS

O Sovrano Dio nostro, supplichiamo la tua bontà: ascolta i tuoi servi indegni e concedici di arrivare alla fine desiderata di questi giorni di digiuno che tu ci hai concessi per correggerci nell’uso dei beni presenti e guidarci al conseguimento dei premi futuri a cui aneliamo. Spogliaci delle opere delle tenebre e ornaci di quelle della luce: donaci la grazia della penitenza sincera e della preghiera umile a te accettevole. Il nostro Sovrano ancor lui in digiuno e in preghiera risplenda per le vittorie. Per la misericordia dell’Unigenito tuo Figlio col quale sei benedetto insieme con il santissimo, buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.

4 febbraio 2012

05 FEBBRAIO 2012
Domenica del Figliol Prodigo
S. Agata martire
Giornata per la vita

PRIMA ANTIFONA

Exirèvxato i kardhìa mu lògon agathòn; lègo egò ta èrga mu to vasilì.

SECONDA ANTIFONA

Perìzose tin romfèan su epì ton miròn su, Dhinatè, ti oreotitì su ke to kàlli su.

Sòson imàs, Iiè Theù, o en ankàles tu dhikèu Simeòn vastachthìs, psallondàs si: Allilùia.

TERZA ANTIFONA

Akuson, thìgater, ke ìdhe, ke klìnon to us su, ke epilàthu tu laù su, ke tu ìku tu patròs su.

Chère kecharitomèni, Theotòke Parthène; ek su gar anètilen o Ìlios tis dhikeosìnis Christòs o Theòs imòn, fotìzon tus en skòti. Effrènu ke si Presvìta dhìkee, dhexàmenos en ankàles ton eleftherotìn ton psichòn imòn, charizòmenon imìn ke tin Anàstasin.

ISODHIKON

Eghnòrise Kìrios to sotìrion aftù enandìon pàndon ton ethnòn, apekàlipsen tin dhikeosìnin aftù.

Sòson imàs, Iiè Theù, o en ankàles tu dhikèu Simeòn vastachthìs, psàllondàs si: Allilùia.

TROPARI

Della Domenica: Tu lìthu sfraghisthèndos ipò tòn Iudhèon ke stratiotòn filassònton tòn achrandòn su sòma, anèstis triìmeros, Sotìr, dhorùmenos to kosmo tin zoìn; dhià tùto e dhinàmis tòn uranòn evòon si, Zoodhòta: Dhòxa ti anastàsi su, Christè; dhòxa ti vasilìa su; dhòxa tì ikonomìa su, mòne filànthrope.

Della festa: Chère kecharitomèni…

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: O Mìtran Parthenikìn aghiàsas to tòko su, ke chìras tu Simeòn evloghìsas, os èprepe, profthàsas ke nin èsosas imàs, Christè o Theòs. All’irìnevson en polèmis to polìtevma, ke kratèoson Vasilìs us igàpisas, o mònos filànthropos.

EPISTOLA (1 Cor. 6,12-20)

Fratelli, “Tutto mi è lecito!”. Ma non tutto giova. “Tutto mi è lecito!”. Ma io non mi lascerò dominare da nulla. “I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!”. Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l’impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la prostituzione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impudicizia, pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio della Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

VANGELO (Lc. 15,11-32)

Disse il Signore questa parabola: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliele dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

MEGALINARIO

Theotòke, i elpìs pàndon ton christianòn, skèpe, frùri, fìlatte tus elpìzondas is se. En nòmo skìa ke gràmmati tìpon katìdhomen i pistì; pan àrsen to tin mìtran dhianìgon àghion Theò. Dhiò protòtokon Lògon, Patròs anàrchu Iiòn, protokùmenon Mitrì apiràndhro megalìnomen.

KINONIKON

Potìrion sotirìu lìpsome, ke to ònoma Kirìu epikalèsome. Allilùia.

OPISTHAMVONOS

Sovrano Signore Dio nostro, Padre della gloria, che per la nostra salvezza hai mandato in questo mondo il tuo unigenito Figlio e per suo mezzo ci hai adottati per figli, concedendoci la grazia d’invocarti Padre, anche ora abbi pietà di noi peccatori per aver trasgredito i tuoi comandamenti. Non ci perdere ora che ci troviamo lontani da te, né ci privare delle tue grazie spirituali; ma concedici di accostarci a te con la bocca e col cuore, di mostrarci con le buone opere figli degni dell’adozione concessaci, e di imitare il ritorno del figliol prodigo, nel quale ci hai manifestato l’ineffabile tua bontà, affinché raggiungiamo quei beni eterni che tu hai preparato a coloro che amano la tua volontà. Sii invincibile compagno del pio nostro Sovrano assoggettandogli nemici e avversari. Per la grazia e la bontà dell’Unigenito tuo Figlio col quale sei benedetto insieme con il santissimo, buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.

APOLISIS

O en ankàles tu dhikèu Simeòn vastachthìne katadhexàmenos, dhià tin imòn sotirìan ke anastàs ek nekròn…

SETTIMANA DI CARNEVALE

6 – L – S. Bucolo, vescovo di Smirne
1Gv. 2,18-3,8 Mc. 11,1-11

7 – M – S. Partenio, vescovo di Lampsaco – S. Luca di Stirio nell’Ellade
1Gv. 3,9-22a Mc. 14,10-42

8 – M – S. Teodoro Stratilata megalomartire – S. Zaccaria profeta
1Gv. 3,21-4,11 Mc. 14,43-15,1

9 – G – S. Niceforo martire
Si conclude la festa dell’Ypapantì
Ef. 5,9-19 Lc. 21,12-19

10 – V – S. Caralampo il taumaturgo, ieromartire
2Tim. 2,1-10 Gv. 15,17-16,2

11 – S – Commemorazione dei fedeli defunti
Giornata Mondiale del Malato
1Tes. 4,13-17 Lc. 21,8-9.25-27.33-36