9 gennaio 2010

10 GENNAIO 2010
Domenica dopo la Teofania – S. Gregorio, vescovo di Nissa – S. Marciano, presbitero e economo della grande chiesa – S. Domiziano, vescovo di Melitene

PRIMA ANTIFONA

En exòdho Israìl ex Eghìptu, ìku Iakòv, ek laù varvàru.

SECONDA ANTIFONA

Igàpisa, òti isakùsete Kìrios tis fonìs tis dheiseòs mu.

Sòson imàs, Iiè Theù, o en Iordhàni ipò Ioànnu vaptisthìs, psallondàs si: Allilùia.

TERZA ANTIFONA

Exomologhìsthe to Kirìo, oti agathòs, òti is ton eòna to èleos aftù.

En Iordhàni vaptizomènu su Kìrie, i tis Triàdhos efaneròthi proskìnisis; tu gar Ghennìtoros i fonì prosemartìri si, agapitòn se Iiòn onomàzusa; ke to Pnèvma en ìdhi peristeràs evevèu tu lògu to asfalès. O epifanìs, Christè o Theòs, ke ton kòsmon fotìsas, dhòxa si.

ISODHIKON

Evloghimènos o erchòmenos en onòmati Kirìu; Theòs Kìrios, ke epèfanen imìn.

Sòson imàs, Iiè Theù, o en Iordhàni ipò Ioànnu vaptisthìs, psàllondàs si. Allilùia.

TROPARI

Della Domenica: Katèlisas to Stavrò su ton thànaton; inèoxas to listì ton Paràdhison; ton Mirofòron ton thrìnon metèvales, ke ti sis Apostòlis kirìttin epètaxas: òti anèstis, Christè o Theòs, parèchon to kòsmo to mèga èleos.

Della festa: En Iordhàni …

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: Epefànis sìmeron ti ikumèni, ke to fos su, Kìrie, esimiòthi ef’imàs en epignòsi imnùndas se: Ìlthes, efànis, to fos to apròsiton.

TRISAGHION

Osi is Christòn evaptìsthite, Christòn enedhìsasthe. Allilùia.

EPISTOLA (Ef. 4,7-13)

Fratelli, a ciascuno di noi, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo sta scritto: Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola “ascese”, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finchè arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.

VANGELO (Mt. 4,12-17)

In quel tempo, Gesù, avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea e, lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; ma quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.

MEGALINARIO

Megàlinon, psichì mu, ton en Iordhàni elthònda vaptisthìne. O ton ipèr nun tu tòku su thavmàton Nìnfi pànaghne, Mìter evloghimèni. Dhi‘ is tichòndes pandelùs sotirìas, epàxion krotùmen os everghèti dhòron fèrondes ìmnon evcharistìas.

KINONIKON

Epefàni i chàris tu Theù, i sotìrios pàsin anthròpis. Allilùia.

Al posto di “Idhomen to fos…” e di “Ii to ònoma…” si canta:

En Iordhàni…

APOLISIS

O en Iordhàni vaptisthìne ipò Ioànnu katadhexàmenos, dhià tin imòn sotirìan ke anastàs ek nekròn…

Commento al Vangelo:
Siamo all’inizio del Vangelo di Matteo. Dopo l’introduzione costituita dal “Vangelo dell’infanzia”, la missione di Gesù – preparata dalla predicazione del Battista (3, 1-12), dal battesimo al Giordano (3, 13-17) e dalle tentazioni nel deserto (4, 1-11) – ha finalmente inizio. Matteo collega esplicitamente il ministero pubblico di Gesù con il Battista, anzi Gesù inizia la sua missione proprio quando Giovanni interrompe la sua predicazione: “Avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea”. Gesù inizia la sua missione in continuità ideale con il Battista: “convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. L’annotazione dell’evangelista “avendo saputo che Giovanni era stato arrestato” va oltre il semplice significato cronologico. È già una prefigurazione della sorte che attende lo stesso Gesù: come tutti i profeti e come Giovanni Battista, anch’egli subirà il martirio. Secondo la tradizione, il luogo in cui Giovanni battezzava non era lontano dalla foce del Giordano nel Mar Morto, e Gesù subito dopo il battesimo si sarebbe ritirato a pregare sul “Monte della Quarantena” a ovest di Gerico, ai margini del deserto di Giuda. In quale luogo Gesù comincia la predicazione? Abbiamo già detto che Gesù da Nazaret era sceso nella Giudea per farsi battezzare da Giovanni nel fiume Giordano. Dalla Giudea, dopo i quaranta giorni di preghiera nel deserto, “saputo dell’arresto di Giovanni”, Gesù si sposta in Galilea, non più a Nazaret (la sua città) ma a Cafàrnao, sulla riva settentrionale del lago di Tiberiade. Queste annotazioni (“si ritirò nella Galilea e venne ad abitare a Cafàrnao”) non obbediscono a un semplice desiderio di precisazione geografica, ma riporta un fatto che senza dubbio costituì per le attese religiose del tempo una sorpresa, se non uno scandalo. Difatti era logico aspettarsi che l’annuncio messianico partisse dal cuore del giudaismo, cioè da Gerusalemme, e invece partì da una regione periferica, generalmente disprezzata e ritenuta contaminata dal paganesimo (“Galilea dei Gentili"). Tanto è vero che Matteo sente il bisogno di spiegare questa scelta di Gesù, citando per esteso un passo del profeta Isaia e per Matteo il compimento di un’antica profezia è il segno rivelatore del messianismo di Gesù: un messianismo universale che rompe con decisione ogni forma di particolarismo. L’annuncio di Gesù è riassunto da Matteo in una formula identica a quella del Battista, ed è di estrema sintesi: “Convertitevi perché il Regno di Dio è vicino”. Questo aspetto programmatico di Gesù sottintende il programma della Chiesa. Gesù afferma due cose che sono esattamente le due azioni fondamentali della sua missione: annunciare il Vangelo e chiamare dei discepoli. E la seconda è subordinata alla prima: i discepoli vengono scelti e preparati dal Signore perché dopo di lui il Vangelo sia annunciato a tutti gli uomini. Questo annuncio (“Convertitevi, perché…”) è la parola che tutti gli uomini hanno diritto di ascoltare, perché è la verità che si aspettano nel profondo del loro cuore, anche quando credono di non credere, anche quando bestemmiano il suo nome. Perché questo Dio (regno) “vicino” dice un’attenzione paterna, una presenza piena di premura verso l’uomo. “È vicino” vuol dire che lo puoi toccare con mano, sperimentare: è Gesù il regno, in lui Dio si fa vicino agli uomini per sanarli dai loro mali, per introdurli nella verità. L’annuncio di Gesù, accompagnato da gesti che lo confermano appieno, suscita negli uditori, come vedremo più avanti, due atteggiamenti contrastanti: l’accoglienza e il rifiuto, conversione ma anche negazione. La missione di Gesù provoca salvezza ma anche indurisce i cuori: la verità di Dio non vuole imporsi alla coscienza dell’uomo, e proprio questo genera anche quel rifiuto ostile che culminerà nel progetto di eliminare Gesù sulla Croce.

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