19 luglio 2012
















Pubblichiamo dal sito Oriente Cristiano quest'articolo di grande interesse.

L’ORIENTE CRISTIANO IN ITALIA

Il mese di luglio si è aperto con una importante e solenne celebrazione, avvenuta nella cattedrale di San Nicola a Lungro in provincia di Cosenza, dove la domenica 1 luglio è stato consacrato il nuovo vescovo (eparca) della diocesi italo-albanese nella persona dell’Archimandrita Donato Oliverio. È un avvenimento di significato molto particolare, poiché le diocesi di rito greco-albanese in Italia sono soltanto due (Lungro e Piana degli Albanesi in Sicilia) e i loro pastori si succedono con frequenza assai limitata (meno di dieci nel secolo scorso). Si tratta di strutture ecclesiastiche relativamente giovani, restaurate alla tradizione del rito greco-bizantino solo agli inizi del Novecento, dopo che il pontificato di Leone XIII aveva imposto un atteggiamento di rispetto e riscoperta delle tradizioni dell’Oriente Cristiano anche nei territori soggetti da secoli alla giurisdizione latina. La vita delle comunità italo-albanesi può essere considerata un fenomeno marginale all’interno della Chiesa e della società italiana, limitata alla minoranza arbereshe presente sul nostro territorio da circa tre secoli. In realtà dietro a questo piccolo gruppo etnico-culturale si dispiega una tradizione ben più solenne ed estesa, quella del cristianesimo bizantino in generale, di cui l’Italia è stata a lungo terra di espressione tutt’altro che secondaria. Dal crollo dell’Impero Romano d’Occidente e lungo tutto il Medioevo, infatti, i territori italiani centro-meridionali sono rimasti in varia misura dipendenti politicamente, culturalmente e religiosamente da Bisanzio, e ancora oggi si conservano tesori di arte e architettura, di letteratura e devozione non inferiori a quelle della tradizione latina, soprattutto risalendo al primo millennio del cristianesimo. Questa commistione di Oriente e Occidente è in verità una delle caratteristiche principali del nostro popolo e della nostra storia, assai poco unitaria nelle sue tappe di evoluzione sociale e civile, ma molto sintetica nella sua capacità di incontro delle diversità e delle principali culture dell’Europa cristiana. La migrazione moderna degli albanesi, che ha dato vita a queste due”isole orientali” nel Meridione (anche se diverse parrocchie italo-albanesi sono disseminate lungo tutta la penisola), è da considerarsi un evento provvidenziale, che ha permesso e permette ancora oggi di ritrovare il filo di un cristianesimo italo-greco di eccezionale valore per la vita della Chiesa intera. Nonostante le tensioni e le lotte intestine dei cristiani europei, che hanno avuto i loro riflessi anche in Italia, questa antica vocazione a essere ponte e luogo di comunione ha fatto sì che tante tradizioni locali siano rimaste ben radicate nella memoria, o anche solo nell’inconscio, della cultura religiosa italiana, che spesso è meno monolitica e “papista” di altre espressioni europee come possono essere state quella spagnola o francese, o anche irlandese e polacca. Vogliamo allora augurare all’eparca Donato Oliverio, come si addice ad ogni nuovo pastore, un lungo e fruttuoso episcopato, ricco di grazie sacramentali ed evangeliche per i fedeli della sua diocesi. Esprimiamo anche un particolare sentimento di vicinanza e solidarietà per una missione così evocativa e profetica, insieme al suo confratello Sotir Ferrara di Piana degli Albanesi, ai sacerdoti celibi e sposati delle due diocesi, a tutte le comunità che mantengono viva, secondo la propria particolare modalità e dimensione, la grande tradizione orientale delle terre italo-greche, di un’Italia che nel cuore del Mediterraneo chiama tutti i popoli a riconoscere il primato della fede in Colui che dall’Oriente ha esteso al mondo la luce della salvezza e della misericordia dell’unico Dio.

Padre Stefano Caprio, docente presso il Pontificio Istituto Orientale



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