4 dicembre 2009

06 DICEMBRE 2009

X DOMENICA DI S. LUCA

S. NICOLA, VESCOVO DI MIRA DELLA LICIA, IL TAUMATURGO

PATRONO DI PALAZZO ADRIANO





TROPARI

Della Domenica: Ote katìlthes pros ton thànaton, i zoì athànatos, tòte ton àdhin enèkrosas ti astrapì tis Theòtitos; òte dhe ke tus tethneòtas ek ton katachtonìon anèstisas, pàse e dhinàmis ton epuranìon ekràvgazon: Zoodhòta Christè, o Theòs imòn, dhòxa si.

Del Santo: Kanòna pìsteos ke ikòna praòtitos enkratìas dhidàskalon anèdhixè se ti pìmni su i ton pragmàton alìthia; dhià tùto ektìso ti tapinòsi ta ipsilà, ti ptochìa ta plùsia; Pàter Ierarcha Nikòlae, prèsveve Christò to Theò, sothìne tas psichàs imon.

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: I Parthènos sìmeron ton proeònion Lògon en spileò èrchete apotekìn aporrìtos; Chòreve i ikumèni, akutisthìsa dhòxason metà Anghèlon ke ton Pimènon vulithènda epofthìne Pedhìon nèon, ton proèonon Thèon.

EPISTOLA (Eb. 13,17-21):
Fratelli, obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi. Pregate per noi, poiché crediamo di avere una buona coscienza, desiderando di comportarci bene in tutto. Con maggiore insistenza poi vi esorto a farlo, perché possa esservi restituito al più presto. Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amìn.

VANGELO (Lc. 6,17-23):
In quel tempo Gesù si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi Discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti. Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli”.

MEGALINARIO

Megàlinon, psichì mu, tin timiotèran ke endhoxotèran ton àno Stratevmàton. Mistìrion xènon orò ke paràdhoxon: uranòn to spìleon; thrònon cheruvikòn tin Parthènon; tin fàtnin chorìon en o aneklìthi o achòritos Christòs o Thèos; on animnùndes megalìnomen.

MEGALINARIO DI SAN NICOLA

Orfanòn prostàtin ke chiròn, pinònton trofèa, penomènon te plutistìn, echmalòton rìstin, pleònton te sotìra, kektìmetha pammàkar, sofé Nikòlae.

KINONIKON

Is mnimòsinon eònon èste dhìkeos ke apò akoìs poniràs u fovithìsete. Allilùia.

Al posto di “Ii to ònoma…” si canta:

Christòs ghennàte dhoxàsate; Christòs ex uranòn, apandìsate; Christòs epì ghis, ipsòthite. Àsate to Kirìo, pàsa i ghi, ke en effrosìni animnìsate, laì, oti dhedhòxaste.

Commento al Vangelo:
La cornice di questo discorso di Gesù è molto solenne (6,17). Gesù discende dalla montagna in un luogo pianeggiante (Matteo dice invece che salì sul monte) e pronuncia il suo discorso circondato da molti discepoli, dai dodici e dalle folle venute da ogni parte, perfino dalle contrade pagane di Tiro e Sidone. Il discorso è pronunciato davanti a tutti: non solo ai dodici e al popolo giudaico, ma a tutti. Tuttavia è anche vero che il discorso è particolarmente rivolto ai discepoli, le folle sono sullo sfondo, in seconda fila: “Alzati gli occhi verso i suoi discepoli”. In questa cornice universale, Gesù è presentato nell’interezza della sua missione: annuncia la Parola, guarisce i malati, libera dallo spirito del male. Le beatitudini assumono il senso di una proclamazione messianica: un annuncio che il regno di Dio è arrivato. Dietro le beatitudini, gli esegeti, hanno intravisto il testo profetico di Isaia 61,1ss, un passo già citato da Gesù nella sinagoga di Nazaret. I profeti hanno descritto il tempo messianico come il tempo in cui Dio si sarebbe preso cura dei poveri, degli emarginati, degli affamati, dei perseguitati e degli inutili. Gesù proclama che questo tempo è arrivato. Per i profeti le beatitudini erano al futuro, una speranza, per Gesù è un presente: oggi i poveri sono beati, e la ragione è una sola: la gioia del regno arrivato. È alla luce di questo regno, che ha capovolto i valori comuni, che si giustifica la paradossalità di queste parole di Gesù che proclamano “felici” persone che si trovano in situazioni di sofferenza. L’aspetto più importante è forse ancora un altro: Gesù non si è accontentato di proclamare le beatitudini, le ha vissute per primo. Ha cercato i poveri e li ha amati. Egli fu povero, sofferente, affamato, perseguitato. Sta qui il senso profondo delle beatitudini. La vita di Gesù è la chiave che permette di entrare nel loro spirito e comprenderle. Matteo elenca otto beatitudini, Luca invece quattro: i poveri, gli affamati, coloro che piangono e i perseguitati. Nella sua accezione originaria la parola “poveri” (ptochì) indica i mendicanti, coloro che fanno gesti di implorazione, si rannicchiano. Non c’è soltanto il fatto della povertà, ma anche quello di essere trascurati, poveri accanto a gente ricca, oppressi. Coloro che piangono e coloro che hanno fame sono, sostanzialmente, una ripetizione dei poveri. Non è possibile introdurre in queste beatitudini di Luca una dimensione etica e spirituale, Luca ha di mira delle situazioni. La quarta (i perseguitati) è la beatitudine del discepolo: si stacca quindi dalle tre precedenti che non hanno direttamente di mira il discepolo ma semplicemente il povero e l’oppresso. Già è possibile una prima conclusione: a differenza di Matteo, Luca sembra aver di mira delle situazioni di fatto di oppressione ed emarginazione e non atteggiamenti etici (poveri in spirito, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore). Il messaggio vuole dunque invitare a capovolgere le valutazioni: i poveri contano presso Dio, ad essi appartiene il Regno. Si noti la precisa formulazione delle beatitudini: ai poveri non viene detto direttamente di farsi giustizia, ma che ad essi appartiene il regno, e questa promessa non è al futuro, ma al presente. Il discorso evangelico è religioso, non sociologico o politico. Ma è proprio da questo valore religioso che scaturisce il diritto dei poveri ad avere giustizia: poiché sono amati da Dio e appartengono al Regno, pertanto sono ingiuste le emarginazioni in cui sono stati confinati. E’ possibile anche un’altra conclusione: davanti a una folla di malati, venuti per essere guariti, Gesù proclama le beatitudini. A coloro che sono afflitti, piangono e soffrono, Egli addita anzitutto un futuro diverso, non promette un cambiamento presente: “Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati”. Gesù compie miracoli, ma i miracoli sono segnali di speranza, non soluzioni. Nelle beatitudini, Egli non proclama che ora non ci sarà più la sofferenza, né le molte cause che la provocano, afferma, invece, la certezza di un mondo nuovo, e questo rende possibile vivere già ora in una luce totalmente diversa. Le beatitudini ci insegnano come un vero discepolo deve guardare la folla dei diseredati che hanno circondato Gesù e che riempiono il mondo: con occhi nuovi, con gli occhi di Dio. Per concludere: le beatitudini vanno anche lette alla luce degli Atti degli Apostoli. Luca, infatti, descrive la Chiesa ideale come la comunità in cui “non c’era nessuno che ritenesse cosa propria alcunché di ciò che possedeva, ma tutto era fra loro comune, poiché quanti possedevano campi o case, li vendevano e portavano il ricavato ai piedi degli Apostoli. Veniva poi distribuito a ciascuno secondo che ne aveva bisogno” (At 4, 32-35).

PREGHIERA A SAN NICOLA

O degnissimo e gloriosissimo Pastore e Pontefice Nicola Santo, Nicola grande, o pietosissimo, e benignissimo nostro Protettore, difensore degli innocenti, provvido padre dei poveri e consolatore degli afflitti, custode delle vergini, sostegno delle vedove, refrigerio dei coniugati, salvezza dei naviganti e cattivi, umilmente prostrati ai vostri piedi vi preghiamo volere essere nostro avvocato presso la Divina Clemenza impetrandoci il di Lei aiuto in tutti i nostri bisogni e pericoli tanto Spirituali che temporali. Vi supplichiamo ancora a voler difendere e proteggere questo paese sempre a voi ossequioso e devoto di ciascun fedele che in esso si trova, da ogni tribolazione, o contrarietà dei nemici visibili ed invisibili, sia dell’anima che del corpo, da guerra, carestia, da morbo contagioso, e da ogni sorte di morte subitanea e violenta. Sì Padre Santo in voi confidiamo, e colle vostre valevoli intercessioni speriamo ancora la grazia efficace del nostro miserabile peregrinaggio, particolare assistenza nelle nostre agonie Spirituali, confortate nell’ultimo spirito di nostra vita per passare a godere il nostro amatissimo Dio nella celeste Patria eternamente. Amìn.

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